Cosa dicono i numeri sui primi sei mesi dell’Assegno di Inclusione

L’Assegno di Inclusione (AdI) ha sostituito il Reddito di Cittadinanza (RDC) come misura di reddito minimo in Italia. Dopo i primi sei mesi, emerge un calo del numero di famiglie beneficiarie, con forti differenze territoriali e una maggiore presenza di nuclei con disabili. Questo articolo offre un’analisi dei dati INPS, confrontando l’AdI con il RdC e riflettendo sui cambiamenti nei beneficiari, negli importi e nelle politiche di inclusione sociale.

Giovanni Gallo – Novembre 2024

Parte rilevante di questo articolo è stata pubblicata sulla rivista online “Menabò di Etica ed Economia”.

Lo scorso 9 luglio 2024 l’INPS ha reso note le statistiche sui primi sei mesi di attuazione dell’Assegno di Inclusione (o AdI) che, come noto, ha sostituito il Reddito/Pensione di Cittadinanza (o RdC) come nuova misura nazionale di reddito minimo da gennaio 2024.

Nel tentativo di fornire alcune prime riflessioni su questi dati – e in generale sul nuovo AdI – viene qui fornito un confronto con le statistiche che specularmente INPS aveva fornito nel 2019 a seguito dei primi sei mesi di attuazione del RdC (marzo-agosto 2019).

Le famiglie raggiunte finora

Tra gennaio e giugno 2024 l’AdI ha raggiunto circa 698mila famiglie, per un totale di 1,68 milioni di persone. Numeri rilevanti per il nostro Paese, che però appaiono assai ridimensionati rispetto a quelli che fece registrare il RdC cinque anni fa. Considerato infatti che nel periodo marzo-agosto 2019 il RdC aveva già raggiunto 960mila famiglie, ovvero 2,35 milioni di individui, si assiste con l’AdI a un calo del 27,3% e 28,4% rispettivamente.

Con l’AdI sembra inoltre perpetrarsi quel forte divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno nella distribuzione dei nuclei beneficiari nel territorio nazionale già visto con il RdC e che riflette la nota differenza profonda e strutturale che esiste in termini di reddito e opportunità. Soltanto il 31% delle famiglie beneficiarie AdI risiede al Centro-Nord (18% al Nord e 13% al Centro), mentre il 69% risiede nel Sud e le Isole (45% nelle sole Campania e Sicilia). Tale divario si inasprisce ulteriormente quando si guarda agli individui, che risiedono nel Mezzogiorno nel 74% dei casi, testimoniando una maggiore numerosità dei nuclei beneficiari AdI in questa area del Paese. Rispetto al RdC, i nuclei beneficiari AdI diminuiscono in tutte e tre le ripartizioni geografiche, ma è interessante notare come questo decremento sia stata nel Mezzogiorno (−17%) di entità molto inferiore rispetto al Centro (−38%) e al Nord (−47%). Le regioni dove il calo è stato minore sono state Campania (−7%), Sicilia (−12%) e Calabria (−20%), mentre in Valle d’Aosta (−65%), Friuli-Venezia Giulia (−58%) e Veneto (−53%) si è assistito ai crolli maggiori.

Le caratteristiche dei nuclei beneficiari

Confrontando le caratteristiche dei nuclei beneficiari RdC nel periodo marzo-agosto 2019 e le caratteristiche dei nuclei beneficiari AdI al mese di maggio 2024 (625mila famiglie), la Tabella 1 mette in luce ulteriori utili evidenze nel confronto tra le due misure.

Tabella 1 – Nuclei beneficiari per caratteristica del richiedente o del nucleo e per misura

Caratteristica del richiedente/nucleo

Fonte: Elaborazione dell’autore su statistiche degli Osservatori INPS.

In primo luogo, emerge che l’AdI è al momento ricevuto da una percentuale di nuclei con richiedente con cittadinanza italiana maggiore rispetto al RdC. Questo risultato appare inatteso visto l’allargamento dei requisiti di residenza che si è registrato a seguito del passaggio dal RdC all’AdI (residenza minima in Italia di almeno 5 anni invece che 10), ma è probabilmente da attribuire al nuovo requisito categoriale dell’AdI che limita il diritto alla misura alle sole famiglie con minori, over60 e persone con disabilità. Per maggiori dettagli e riflessioni su requisiti e caratteristiche delle misure si rimanda al contributo di Franzini e Raitano e a quello di Aprea, Gallo e Raitano.

In secondo luogo, la Tabella 1 mostra che l’AdI tende a coinvolgere meno nuclei unipersonali o nuclei numerosi rispetto al RdC, mentre sembra essere relativamente più grande la presenza delle famiglie con 2 o 3 componenti nella composizione dei beneficiari. In linea col nuovo requisito categoriale dell’AdI, si segnala infine una maggiore presenza di nuclei con minori e soprattutto con disabili – una categoria della popolazione a registrare un incremento assoluto nel passaggio RdC-AdI (+18%) – tra i beneficiari della nuova misura.

Gli importi erogati

Il passaggio dal RdC all’AdI ha segnato invece un notevole incremento del beneficio medio erogato mensilmente ai percettori della misura nazionale di reddito minimo. In media, i nuclei beneficiari AdI nel mese di maggio 2024 hanno ricevuto un importo di 617€, ossia un beneficio del 28% superiore rispetto a quello ricevuto in media dai beneficiari RdC nel periodo marzo-agosto 2019.

Andando al dettaglio delle diverse categorie di nucleo beneficiario, la Figura 1 evidenzia che i nuclei che ricevono gli importi mensili maggiori in media sono quelli numerosi, con minori e con disabili. Questo esito è chiaramente connesso alla nuova scala di equivalenza adottata nell’AdI, la quale tende a favorire soprattutto le famiglie con disabilità al proprio interno (la differenza tra l’importo medio ricevuto dai nuclei senza disabili e quello ricevuto dai nuclei con disabili era sostanzialmente nulla con il RdC). Gli importi medi mensili sono infine più elevati nel Mezzogiorno – dove probabilmente risiedono nuclei beneficiari più numerosi e poveri di reddito – rispetto al Centro-Nord.

Figura 1 – Importo medio mensile per caratteristica del richiedente o del nucleo e per misura

Importo medio mensile per caratteristica del richiedente o del nucleo e per misura

Fonte: Elaborazione dell’autore su statistiche degli Osservatori INPS

La Figura 1 mostra anche che tutte le categorie di nucleo beneficiario hanno registrato un incremento dell’importo medio mensile nel passaggio all’AdI, sebbene non tutte con la stessa entità. A fronte di un incremento medio del beneficio del 28% sul totale dei nuclei beneficiari, le famiglie con 4 componenti e con minori hanno riportato degli incrementi più limitati e pari al 16% e al 19% rispettivamente. I nuclei beneficiari che hanno tratto maggiori benefici sull’importo medio mensile con l’AdI sono stati i nuclei con disabili (+38%), i nuclei con richiedente cittadino extra-UE (+39%) e quelli residenti nel Nord Italia (+39%).

Da ulteriori analisi sulle statistiche fornite dagli Osservatori INPS, emerge infine che il passaggio dal RdC all’AdI ha comportato un drastico calo delle famiglie beneficiarie soprattutto nelle classi di importo percepito più basse: importo mensile fino a 200€ (−76%) e importo mensile compreso tra 200 e 400€ (−65%). Queste due categorie rappresentano insieme il 18% del totale dei nuclei beneficiari AdI (erano il 39% nel RdC). Al contrario, nei primi sei mesi di applicazione dell’AdI sono aumentati molto rispetto ai primi sei medi di RdC i nuclei che ricevono mensilmente più di 1000€ (+22%), che rappresentano nel maggio 2024 il 7,5% del totale dei beneficiari AdI (erano il 4% nel RdC).

Il Supporto per la Formazione e il Lavoro

L’Osservatorio INPS affianca alle statistiche sull’AdI qualche numero anche con riferimento al Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL), ossia una politica attiva per il lavoro per gli individui in difficoltà economica che è stata introdotta congiuntamente all’AdI nel maggio 2023. Il SFL non rappresenta tuttavia un reddito minimo né una chiara integrazione all’AdI. Pertanto, si ricorda che sarebbe in qualche modo errato sommare i numeri che seguono a quelli precedentemente illustrati per l’AdI.

Nel periodo gennaio-giugno 2024 hanno ricevuto almeno una mensilità di SFL poco meno di 93mila individui, nel 78% dei casi residenti nel Sud e le Isole. Tra gennaio e maggio 2024 la media mensile di percettori è stata però di circa 47mila persone, il che evidenzia una forte componente di transitorietà nel beneficio. Il 57% dei circa 57mila individui beneficiari SFL nel mese di maggio 2024 è di genere femminile, il 93% possiede cittadinanza italiana e il 50% ha almeno 50 anni, mentre gli under29 rappresentano soltanto il 12% dei beneficiari.

Un focus sui cambiamenti osservati nella regione Emilia-Romagna

Infine, la Tabella 2 mette in luce i principali cambiamenti osservati in termini di nuclei beneficiari e importi medi mensili a seguito della riforma della misura nazionale di reddito minimo per provincia della regione Emilia-Romagna. Rispetto alla media nazionale (−35%) e a quella del Nord Italia nel suo complesso (−54%), il calo di famiglie beneficiarie a seguito del passaggio all’AdI è più ampio nella regione Emilia-Romagna e pari al −57%. Le province che registrano il minor calo di beneficiari – comunque almeno pari al 50% – sono quelle di Reggio Emilia e Piacenza, mentre le province con il maggior decremento di beneficiari sono quelle di Forlì-Cesena e Parma. Il passaggio dal RdC all’AdI non ha comunque modificato la composizione relativa della platea di percettori a livello regionale, la quale è rimasta sostanzialmente inalterata. Ciò testimonia il fatto che, in generale, non pare esserci stato un trend diverso tra le province emiliane e quelle romagnole nei primi sei mesi di applicazione delle due misure nazionali di reddito minimo.

Tabella 2 – Nuclei beneficiari e importo medio mensile per misura e per provincia emiliano-romagnola

Fonte: Elaborazione dell’autore su statistiche degli Osservatori INPS.

Al contrario, l’incremento dell’importo medio mensile registrato nel territorio regionale (+43%) è stato più rilevante rispetto tanto alla media nazionale (+28%) quanto alla media di macroarea (+39%). Nel complesso emerge che salvo rari casi (come quello della Provincia di Modena), l’importo medio mensile è aumentato di più in quelle province dove il calo dei nuclei beneficiari è stato più ingente. Ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che le modifiche apportate con l’AdI hanno favorito maggiormente quei nuclei che già con il RdC ricevevamo un importo più alto della media. È interessante inoltre notare che l’importo medio mensile è molto simile tra tutte le province emiliano-romagnole, dimostrando una condizione economico-reddituale similare tra tutte le famiglie beneficiarie AdI nella regione Emilia-Romagna.

Ipotizzando che i nuclei beneficiari e gli importi medi mensili AdI rimangano quelli osservati nel mese di maggio 2024 ed effettuando un confronto con gli stessi valori del RdC per il periodo marzo-agosto 2019, emerge che la riforma della misura nazionale di reddito minimo comporterà un decremento di spesa pubblica significativo nel territorio regionale. Si stima infatti per il passaggio dal RdC all’AdI una caduta della spesa pubblica nel territorio di 5,1 milioni di euro al mese (circa 61 milioni di euro in un anno). La flessione più ampia della spesa si registrerà, in linea con il maggior numero di nuclei beneficiari e la più ampia popolazione in generale, nelle province di Bologna (−1,2 milioni di euro al mese) e Modena (−0,9), mentre dei decrementi più limitati ma comunque rilevanti sono previsti nelle province di Piacenza (−0,2) e Forlì-Cesena (−0,3).

Cosa dicono i numeri sui primi sei mesi dell’Assegno di Inclusione